Un quadro, mi sono detta vedendo questa immagine. Chissà di quale corrente artistica… c’è qualche eco dell’Icaro di Matisse, i colori sono quelli brillanti dei cieli di Van Gogh – ma altro non saprei dire.
Invece, è una fotografia. E l’ho trovata insieme a molte altre (altrettanto belle) sul Corriere.it : quello avrei definito un gruppo di stelle è l’ingrandimento della peluria presente sulle foglie degli arbusti del genere Deuzia. Questa immagine fa parte di una mostra itinerante di fotografia scientifica che è stata ospitata a Genova, in occasione del Festival della Scienza 2013, dedicato dal tema della bellezza. Molto appropriato.
A quanto pare, siamo circondati da stelle nel macro del cielo e nel micro della terra. Dante ne sarebbe entusiasta, a conferma dell’esaltante immagine con cui apre il Paradiso:
La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra e risplende
in una parte più e meno altrove.
La gloria del Creatore si è infilata dentro e a fondo nell’esistente, lontano e vicino. Nel macro e nel micro. La poesia contempla il mondo: la prima cosa che l’autore ci dice della «gloria» è che «per l’universo penetra». Non dice, in modo più generico, «è presente», bensì «penetra»: un verbo decisamente forte, anzi virile nella sua capacità fecondativa. Il secondo verbo che aggiunge il poeta è «risplende». Non è solo e soltanto luce, ma riverbero; il riverbero di un bagliore sulla superficie delle cose. Qualcosa che parla di bellezza e di ordine, e viene da lontano, permea gli angoli più reconditi dell’universo, dando forma a oggetti stellari di impressionante geometria e curandosi di miniare un disegno bellissimo anche sulla superficie delle foglie.