«Margherita considerò l’appartamento con estrema attenzione. Nella stanza da letto studiò la sofficità dei materassi, contò i capi di biancheria del cassettone, picchiò con le nocche sull’armadio. Nel bagno, misurò la capienza della vasca. Nella sala-salotto-soggiorno verificò la lucidatura dei mobili … In cucina contò tutte le pentole, i tegamini, fece scorrere l’acqua del lavandino, accese il gas, provò col dito l’efficienza della grattugia. Alla fine parlò: “Il rubinetto del lavandino non chiude bene e manca il frullino delle uova. Ad ogni modo ti sposo lo stesso”.
La casa è la base della vita: anche a doversi trovare costretti a pranzare con una sola mela, altro è il dover mangiare questa mela seduti su una panchina del parco, altro è poterla mangiare seduti a tavola con tovaglie, cristallerie e vasellami.
La casa ha un valore morale indiscutibile: nei casi disperati è la zattera cui vi aggrappate durante il naufragio, nei momenti di gioia rappresenta l’arengo, dall’alto del quale potete annunciare al mondo la vostra felicità».Giovannino Guareschi, La scoperta di Milano