
«Vorrei proprio vivere come i gigli del campo. Se sapessimo capire il tempo presente lo impareremmo da lui: a vivere come un giglio del campo.
Come potrò descrivere tutto ciò? E far sentire quanto la vita sia bella e degna di essere vissuta e giusta, sì, proprio giusta? Forse Dio mi concederà quelle poche, semplici parole? Parole che siano anche colorite, appassionate e serie, ma soprattutto semplici?
Come posso rappresentarlo con poche, tenere, leggere e robuste pennellate, il piccolo villaggio di baracche tra cielo e brughiera? Come posso far sì che anche gli altri leggano dentro a tutte quelle persone – persone che devono essere decifrate come geroglifici, tratto dopo tratto, finché non ci si trova davanti a un unico, grande e comprensibile insieme, incorniciato tra cielo e brughiera?
Una cosa è certa: non potrò mai scrivere le cose come la vita le ha scritte per me, in caratteri viventi. Cammino accanto agli uomini come se fossero piantagioni e osservo quanto è cresciuta la pianta dell’umanità».