Chiacchiere di una mattina di mezza estate

vecchia
Foto di Ulrica Torning

Le donne non più giovani e non ancora anziane si barricano dietro la frase: «A una signora non si chiede mai l’età». Lei, invece, me l’ha spiattellata senza neanche presentarsi col buongiorno: «Ne ho 91 sa, di anni. E guido ancora la macchina» – mi ha detto questa benemerita sconosciuta, accomodandosi accanto a me al bar.

Mi ero fiondata sulla sedia a dondolo (ne hanno messa solo una, che va sempre a ruba), in attesa che mio marito mi portasse una tazzina di veronero, un espresso doppio. Me l’ha poi adagiata sul tavolino dicendomi: «Ecco, la signora è servita». E io mi sono rivolta all’anziana sconosciuta, chiedendole: «Va bene che qualche volta anche i mariti siano servizievoli, vero?».

Lei aveva trovato il giornale che le interessava e non alzava gli occhi, lo sfogliava in cerca della pagina del meteo (l’ho capito dopo). Ha sorriso senza guardarmi, poi dopo un po’ ha aggiunto: «Mio marito mi disse questa frase quando mi diede l’anello di fidanzamento: “Io ti sposo, così tu poi non farai più niente e a te ci penserò io”. Basta dire che, dopo sposati, io ho trovato lavoro una settimana prima di lui. Perché io facevo la sarta, lui invece cercava…cercava… sempre qualcosa di meglio, poi ha accettato di guidare i tram. Ero molto brava, mi sono occupata anche del campionario di Armani».

Era da sola lì, e a me è nata la curiosità di sapere se suo marito era ancora vivo. Mi ha anticipato: «È morto giovane, poveretto. Son già quarant’anni che sono senza di lui». Una certa indipendenza e un piglio robusto le si leggevano, effettivamente, sia nel timbro di voce sia nell’atteggiamento cordiale e insieme diretto, ma poteva essere una dote caratteriale e non frutto della vedovanza.

La mia sedia preferita @ Mama mia Café
La mia sedia preferita @ Mama mia Café

Il filo logico dei suoi pensieri, seguendo un suo intimo percorso legato alla morte e agli affetti, è proseguito ad alta voce, ma gli occhi erano sempre sul giornale: «La vita sa farti vedere anche il disgusto. C’è del disgustoso nella vita. Io sono rimasta incinta la prima notte di nozze e poi mi hanno tolto dalla pancia il bambino al settimo mese di gravidanza, morto». Devo, a questo punto, aver detto qualcosa di banale e scontato, ma lei mi ha guardato e c’è stato un attimo di intesa.

Dalle retrovie, mio marito mi faceva cenni eloquenti… è tardi… è tardi. Ho salutato la signora con quanta più cordialità mi venisse fuori, ma lei aveva già ributtato gli occhi al giornale; però sulla porta ci è giunta la sua ultima battuta: «Oh, ragazzi! Qui dice: pioggia per altri tre giorni. Coprirsi, mi raccomando».

 

 

 

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