
Noi viviamo nel tempo di Twitter, Facebook, Instagram ecc ecc; Chesterton no, al suo tempo c’era al massimo la radio. E lui ci lavorò, dimostrando di essere un eccellente comunicatore anche in versione wireless. Ma non sappiamo come avrebbe giudicato i vari social networks. Per cui ciò che segue è solo un mio pensiero matto, o se volete un colpo di sole estivo. A proposito: è bella l’espressione colpo di sole; dà l’idea che il sole venga, ti dia una sberla, ti stordisca e ti dia una svegliata per dirti: “Oh??? Riesci a vedere???”.
Ecco, appunto. Ho letto due aforismi “fulminanti” di mister GKC, che – è solo una mia ipotesi – hanno a che fare col motivo profondo per cui a noi piace che ad altri piaccia ciò che condividiamo e fotografiamo. Quindi mi sono detta: e se traducessimo questi aforismi nelle regole di una sfida vera e propria?
Aforisma 1: “Finché guardi una cosa per 99 volte, puoi stare perfettamente tranquillo. Ma se la guardi per la 100esima volta, corri il serio pericolo di vederla per la prima volta“.
Aforisma 2: “Ogni faccia per la strada ha l’incredibile imprevedibilità della fiaba”.
Dietro ogni istantanea c’è davvero una fiaba, cioè una storia che vale la pena essere raccontata. Ogni faccia ha qualcosa da dire, proprio perché c’è. Noi guardiamo poco, rimaniamo dentro il recinto delle 99 volte. Allora, FACCIAmolo per la 100esima volta. Proviamo a vedere ciò che guardiamo, fissiamolo e raccontiamolo.
Comincio io, rompo il ghiaccio. Ma aspetto altri -vostri- colpi di sole.
Questo è Pip. Non è ovviamente il suo nome, ma quello che gli ho dato io, pensando al piccolo marinaio negro (sì, nigger …) di Moby Dick, che affonda nella profondità dell’oceano ma poi riemerge vivo, e folle. Uno dei miei personaggi preferiti.
Pip è arrivato in spiaggia assieme a noi stamattina sulle 9; noi portavamo teli e ombrelloni da sistemare sulla sabbia, lui portava le sue borse di vimini. Noi ci siamo fermati quasi subito, lui s’è messo a camminare.
L’ho rivisto circa alle 13; ho camminato dietro di lui per circa 200 metri sotto il solleone. Lui continuava a vendere le sue borse, io mi dirigevo verso il primo punto di ristoro per prendere un caffè. Al bar, mentre io gustavo il caffè, era dietro di me e ha chiesto un bicchier d’acqua alla cameriera. Lei gli ha risposto che di bicchieri d’acqua non ne vendevano, solo bottiglie da 1 litro: costo 3 euro. (…costo 3 euro???…oro liquido). Lui ha detto: “Ok” e se n’è andato. Però a me è venuta una gran sete e ho comprato una bottiglia d’acqua. Mio figlio è stato felice di portarla all’amico Pip. Niente discorsi sulla carità, la bontà e simili. Si tratta di acqua, solo di acqua. L’essenziale, per tutti.
A sera l’abbiamo rivisto vicino al nostro ombrellone. Il sole picchiava meno, e Pip si è seduto mettendo in fila le sue borse di vimini. Un uomo di fronte allo sciabordio cullante del mare. La sua testa pian piano si è reclinata, appoggiandosi sul gomito. E l’abbiamo lasciato che si era assopito, profondamente.