
Caro Signor Dawkins,
le racconto quel che è successo: eravamo poco più di quattro amici al bar. Suona molto come l’inizio di una barzelletta, e lei la può considerare come tale … se conveniamo sul fatto che la realtà è la cosa più ironica che esiste. In ogni caso, ci stavamo gustando delle delizie siciliane (cannoli e granite) presso lo stra-pieno stand Alcamo al Meeting di Rimini. Noi, però, eravamo riusciti ad accaparrarci un comodo tavolino con sedie e chiacchieravamo di vita, progetti e personaggi letterari. La Debbe, al secolo Francesca, ha un vero talento quanto a immaginazione e creazione di personaggi. Le suggerivo di non trascurare questa propensione, se mai avesse voluto fare l’autrice.
Probabilmente ci ascoltava anche l’Autore stesso – quello che io e altri chiamiamo Dio – e Lui, nella sua grande ironia, ha voluto partecipare al nostro piccolo dibattito portando alla nostra attenzione un suo personaggio, cioè una persona in carne e ossa. E così, mentre ascoltavo i miei amici parlare, ho visto comparire sul lato destro del mio campo visivo un croissant volante, sostenuto da una mano che delicatamente lo ha posato sul tavolino proprio di fronte a me. Mi sono voltata. Non mento, la prima cosa che ho notato di colui che portava in dote un croissant erano i tratti visibili della sindrome di Down. Ne è derivato un mio involontario e stupido atteggiamento sdolcinato. Gli ho detto: “Grazie, ma non devi darmi il tuo croissant … mangialo pure tu”.
Ma lui, una mente pratica che ha sbriciolato i miei romanticismi, mi ha asciuttamente replicato: “No, è che io ora mi siedo qui”. E ha messo la mano sulla mia sedia. Effettivamente, altri posti liberi non ce n’erano e il problema di dove gustarsi le prelibatezze siciliane esigeva azioni coraggiose. La sua mamma, però, è intervenuta ad allontanarlo … e da quel che gli ha detto, ho intuito che era un tipo recidivo nel gustarsi i croissant e refrattario a fare anche solo due passi. Pur essendo visibilmente infastidito, il giovane mangiatore di croissant sedentario ha seguito la mamma.
Ecco, signor Dawkins, alla luce empirica dei fatti, ragioniamo di cosa è morale e cosa è immorale. Un croissant è qualcosa verso cui è sommamente morale ingolosirsi. La prima lezione di moralità che io apprendo dal giovane e sedentario goloso è che l’uomo è un buongustaio: il buono ci riempie di appetito, mentre il nauseabondo e il male non ci fanno lo stesso effetto. La radice della nostra natura è legata al buono e al bene, cose per cui siamo capaci di compiere azioni coraggiose e azzardate.
Ma la più pura lezione di moralità che questo giovane ha dato a me e a lei (che ci suggerisce di abortire questo genere di persone) riguarda soprattutto il suo aver rivendicato egocentricamente un posto per sé.
… curioso, proprio lei, signor Dawkins, ha parlato di “gene egoista”…
Ecco, quel giovanotto, quella persona, mi avrebbe schiodato dalla mia sedia per godersi un croissant. Lo capisce? E, soprattutto, lei ha mai fatto qualcosa di più limpidamente morale?
“Un posto, per me, dove godermi il buono deve esserci” – questo è moralissimo egocentrismo sano. Non è un gene egoista; se si potesse dire, è IOcentrismo. La persona, l’io, vuole un posto buono per sé nel mondo. La speranza è in questa caparbietà positiva che io ho visto in un giovane con la sindrome di Down, e troppo spesso vedo spenta in giovani cosiddetti “normali”: noi abbiamo perso questa risolutezza positiva di essere così fiduciosi e caparbi nel bene e nel buono da prenderci lo spazio e il tempo di gustarcelo. Il nostro cuore non è fatto per stare in un angolo (…come Baby nel film Dirty dancing), figuriamoci se accetta i discorsi di chi presume di sapere chi è bene che nasca e chi no.
Si fidi, faccia come me e accetti la lezione. L’Autore ha il vizio di non creare figure secondarie, o personaggi il cui ruolo può essere tagliato in fase di montaggio, o brutte copie. No, lui crea solo protagonisti. Gente che ruba la scena (o la sedia). Vite importanti. Vada a mangiarsi un croissant, se lo goda e … vedrà che tenendo alto il morale, anche la sua idea di moralità si metterà a fuoco. Buon appetito!

Con un tweet ha sentenziato / l’anglo biologo e scienziato: / è immorale in ogni town / partorire un bimbo Down. / Il perché non l’ha spiegato / a lui non serve la prova / “Abortisci e poi riprova” / che sarai più fortunato. / Se vuoi un figlio biondo e bello / sano e svelto di cervello / Il consiglio è perentorio: / serve il tuo laboratorio. / Sì, tra noi c’è un gran divario / per te il Down è un infelice, / ti assicuro che al contrario / vuole vivere e lo dice. / Ti darò, senza arroganza / un consiglio: vai in vacanza / e non fare la morale / a chi ha un figlio assai speciale.
Francesco Giovannelli, papà di una bimba con sindrome di Down
Bellissimo post!!!
Non so se sono gli effetti delle vacanze, l’aria del meeting o, più probabilmente, le specialità siciliane ad averti ispirato ma leggere queste poche righe è stata una vera ventata di sano buonsenso chestertoniano!!!!
Grazie per averlo condiviso,
Alberto
Ciao Alberto! … direi che la granita siciliana al melograno ha contribuito – evidentemente – a cogliere i segni che mi circondavano 😉