
Lo stupore di un bimbo con deficit uditivo che sente per la prima volta
«Uscire dal buio a rivedere le stelle è il tipo di esperienza che segna un uomo, concedendogli il miracolo di provare da adulto l’esperienza della nascita, quel momento che con una bellissima perifrasi noi definiamo «venire alla luce». … Entrare nel mondo dell’esistente significa abbandonare l’assoluto del nulla e immergersi nel relativo. Vivere è relativo in tutti i sensi possibili, perché la nostra vita è un tessuto di relazioni: ogni avvenimento è un contatto, un legame con qualcosa che si dà a noi in una forma particolare (che sia lo spazio, il tempo, la forma delle cose, il carattere delle persone). […].
Esserci è appartenere a qualcosa; è entrare in rapporto di relazione con tutto l’esistente in cui ci imbattiamo. Il pianto del neonato è come un punto esclamativo che segna la vita fin dal principio; il contatto stringente con la realtà si manifesta in primissima battuta come l’intrusione dell’aria nei nostri polmoni, che produce un rumoroso sussulto di reazione. L’eco di quel grido originale si perde man mano che l’esistenza ci rende assuefatti alla vita; ecco perché, pur essendo tutti nati, non sempre ci portiamo addosso l’impressione clamorosa che è l’essere vivi.
La nebbia dell’inedia, il buio della selva, il torpore della rassegnazione sono tentazioni a cui si va inevitabilmente incontro e di fronte a cui, però, si può opporre la spinta di un positivo ribaltamento. Non è uno sforzo solitario, ma un sano esercizio in cui ci accompagnano, come tenendoci per mano, tutti coloro, antichi e contemporanei, che riescono a ridestare in noi il senso di allerta, l’aspettativa che riempie il cuore di Nicodemo quando chiede a Gesù: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere? ». Come spesso succede, nella domanda è già contenuta la risposta: la forma paradossale con cui Nicodemo esprime l’impossibilità di ripetere l’esperienza della nascita è proprio l’indicazione corretta di come un uomo può rinascere. Si può rinascere solo grazie al paradosso, quell’acrobazia linguistica che, rovesciando lo status quo di ogni constatazione, la riformula in modo che il contenuto appaia sorprendente quanto un’esclamazione. Il paradosso, in fondo, è l’equivalente linguistico della meraviglia, che, intesa non in senso sentimentale ed edulcorato, è l’acrobazia di ribaltare la vista di ogni cosa per poterla percepire come nuova».
Due sorelle indiane nate cieche vedono per la prima volta
… e grazie ad Alberto, ecco il sottofondo musicale giusto. Il Boss!
“Devozione contadina in Emilia”
Ricorda la famosa Madonnina del Borghetto di Brescello, quella raccontata da Guareschi, dove la Desolina da 17 anni andava a pregare per il figlio disperso in guerra.
Probabilmente non sono molti i km che separano le due cappelle e simili sono state le mani che anni fa le hanno costruite.
Simili i ginocchi che davanti loro si sono piegati, simili gli uomini con le loro gioie, le loro speranze , le tristezze e le angosce che davanti alle due Madonnine sono passati distrattamente o fermandosi un attimo. Anche se tutto sembra cambiare, gli uomini che continueranno a passare li davanti conserveranno in fondo il cuore la stessa domanda di felicità…
“…il contatto stringente con la realtà si manifesta in primissima battuta come l’intrusione dell’aria nei nostri polmoni, che produce un rumoroso sussulto di reazione.”
Una delle più belle poesie (permettetemi di dirlo anche se è una canzone) che ho mai trovato sulla nascita e sulla paternità scritta da Bruce Springsteen:
Living proof
“Well now on a summer night in a dusky room
come a little piece of the Lord’s undying light
crying like he swallowed the fiery moon
in his mother’s arms
it was all the beauty I could take
like the missing words
to some prayer that I could never make
in a world so hard and dirty
so fouled and confused
searching for a little bit of God’s mercy
I found living proof
…….”
“Una notte d’estate in una stanza buia
entrò una minima parte
della luce eterna del Signore
urlando come se avesse inghiottito la luna accesa
nelle braccia di sua madre
c’era tutta la bellezza possibile
come le parole mancanti di una preghiera
che non sarei mai riuscito ad inventare
in un modo così duro e sporco
così disonesto e confuso
in cerca di un po’ della misericordia di Dio
ho trovato la prova vivente.”
PS
Chiedo scusa alla traduttrice per la banale traduzione trovata su internet!
La traduttrice applaude. E chiede di essere istruita sul Boss…
ora aggiungo il video. Grazie, Alberto di qs contributi preziosi.
Credo che il Boss possa stare degnamente in questo blog…
Tra l’altro Sprengsteen è un ammiratore e si è ispirato a Flannery O’ Connor di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo della morte, come ricordato anche da Tempi su cui la “traduttrice” scrive.
Ascoltavo il Boss quando avevo 13-14 anni (quindi una vita fa!) solo per la musica. Per anni non l’ho più minimamente ascoltato anche se conservavo ancora i vinili e le cassette. Due anni fa ho avuto la folgorazione durante una conferenza di Monda (Andrea, quello di Chesterton) fatta a Genova proprio sul Boss. Ho scoperto che i testi, che avevo completamente ignorato da ragazzino sono stupendi.
Per chi interessa, credo che la conferenza di Monda sia disponibile on line sul sito Oratorium di Genova; per chi vuole leggere qualcosa di più su Springsteen sono sempre affascinanti gli articolo di Padre Antonio Spadaro sulla Civiltà Cattolica.
Buon fine settimana!