#FACCIAmolo – quote rosa

ea9a525055b3996e8b8bad6525c92598In questi giorni sento parlare tantissimo dei «valori» dell’Europa. Punto e basta. Cioè: all’indomani degli attentati di Parigi, tutti i politici e i giornalisti si riempiono la bocca della parola «valori», da opporre all’ideologia del terrorismo islamico, ma sistematicamente non si esplicitano quali sarebbero questi valori.

Un illuminato Paolo Ferrero, di Rifondazione Comunista, ha addirittura dichiarato a La7 che l’unico valore che ci tiene tutti uniti e da cui occorre ripartire è l’umanità. Embé? Che significa? … perché, a ben vedere, umanità è una parola vastissima. Se guardo la mia umanità, ci vedo dentro un putiferio di roba non solo buona, positiva e costruttiva. E poi, forse che non erano umani anche i terroristi che si sono comportati in modo disumano?

No, caro Ferrero, mi permetta di dire che l’umanità dell’umano a me non basta. Perché l’umanità, magari anche in nome di diritti umani, può finire per essere disumana. Pensiamo all’eutanasia infantile in Belgio, senza scomodare il Medio Oriente.

Ma dell’umanità varia ed eventuale fanno parte anche cose simpatiche; che ci possono suggerire esempi di valori concreti concretissimi da cui ripartire davvero. Ad esempio, noi Europei non ci identifichiamo nella cultura del burqua (… spero, almeno).

Il piccolo episodio che voglio raccontare identifica un valore opposto al burqua. Fa parte della mia rubrica #FACCIAmolo che, lo so, prevede fotografie. Purtroppo, non ho fatto foto di quel che mi è capitato. Per una volta, spero che l’immaginazione supplisca…

Appunto per me stessa 1: evita di andare a fare la spesa al supermercato il venerdì alle 18. Pessima idea, troppo affollato. Fallo solo in caso di estrema e disperata necessità.

Appunto per me stessa 2: i pregiudizi, brutta roba. Partono in automatico e ti fanno fare giri di testa allucinanti. La realtà è più bella del tuo livello di acidità mentale.

Eccomi al racconto. Un qualunque venerdì sera mi trovo a fare la spesa intorno alle 18, una invadente marea umana mi suscita un leggerissimo nervosismo. Col mio carrello strapieno sto quasi per decidere di tallonare tutti quelli che si frappongono tra me e l’auto. Mi sorpassa una tipa che vedo solo di spalle. Più o meno deve avere la mia età; osservo il suo stile, è quasi impossibile non notarla.

Indossa un paio di aderentissimi leggins rosa shocking; un paio di scaldamuscoli fucsia le fascia i polpacci e porta delle sneackers bianche con bande laterali rosa. Sopra indossa un bomber marrone scuro che lascia perfettamente in vista il perfettamente scolpito lato B. Ha i capelli raccolti in un voluminoso chignon alto, fermato da una molletta rosa a forma di farfalla. Come borsa, un bauletto … devo davvero aggiungere di che colore era? Rosa.

Scatta il pregiudizio. Inizio a pensare alla solita giovane adulta che fa l’adolescente, penso che magari se lo può permettere, essendo single; penso sia superficiale, vanitosa, stupida. Ma ha il passo veloce veloce. La seguo con l’occhio, e anche coi piedi perché andiamo nella stessa direzione. Oddio, ecco che si precipita proprio verso una carrozzina, dove intravedo un frugoletto di pochi mesi. Faccio leggermente retromarcia coi miei pensieri, ma non abbastanza in fretta. Oddio, ecco che da dietro la carrozzina saltano fuori altri due pargoletti… diciamo una fanciulla di 5 e un fanciullo di 3 anni.

“Mamma, dov’eri? Ti dai una mossa” – dice la fanciulla.

“Papà è già sceso?” – chiede lei.

“Sì, è sulle scale mobili col carrello” – risponde la fanciulla indicando le scale mobili.

“Allora muoviamoci, mi aiutate con la carrozzina? Guardate che tenerla sulle scale mobili è difficile, avete forza abbastanza?” – li invita la mamma total-look-rosa.

Entusiasti, i piccoli rispondono in coro «Sìììì». Io mi infilo dietro di loro, perché a questo punto sono estasiata e ammirata. Scendiamo sulle scale mobili; i piccoli, uno davanti l’altra dietro, tengono la carrozzina come fosse lo scrigno del tesoro. Intanto la mamma interagisce col papà, che è già alla rampa successiva col carrello: «Ci siamo, eh! Non mi sono persa … ma gli altri?». Il papà alza la fronte e le risponde: «Secondo te?» e indica la porta d’uscita.

Ecco laggiù altre due creature, maschio e femmina, diciamo attorno ai 10 anni che si rincorrono in girotondo e poi gridano: «La mamma è sempre l’ultima, la mamma è sempre l’ultima». Ridendo.

5 figli. Li conto e li riconto, sono proprio 5. Mia cara, non mi occorre sapere nient’altro di te. Io ti voto. Sei la mia quota rosa. Puoi abusare di fucsia quanto vuoi. Tu devi spiccare, farti vedere da tutti: bella, sorridente, curata, vanitosa e madre. Sarai molto più incasinata di me che di figli ne ho solo due; eri come me nel putiferio di tutta quella gente al supermercato, eppure non strillavi e non strillavano i tuoi figli. Io ti voto, perché tu sei il mio valore opposto al burqua. Tu sei famiglia; qualcosa che emerge in mezzo alla monotonia della solitudine di massa. Tutto quel tuo tripudio di rosa è il nostro messaggio di luce contro ogni velo nero.

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