Viva gli strafalcioni, sono meglio delle buone idee.
Scrivendo tutto il giorno, commetto errori di ogni tipo sulla tastiera e il correttore automatico a volte mi salva, a volte addirittura m’illumina d’immenso. Chissà in quale modo storpiato io avevo digitato il titolo del mio libro “capriole cosmiche” … se il correttore si è sentito in dovere di sistemare la cosa in “carriole comiche”. Ho preso l’indicazione come un messaggio celeste.
Da tempo, cioè più o meno da quando è uscito il libro, mio marito mi dice: “Senti, non è che tu puoi fare le cose e poi abbandonarle, devi curarle”. Infatti, io mi riconosco appieno nella descrizione di Oriana Fallaci: lei sosteneva che pubblicare un libro è come partorire, è talmente doloroso che una volta fatto, è fatto. Il libro richiede così tanta dedizione mentre lo si scrive, che quando lo vedi nascere “fatto e finito” è quasi liberatorio abbandonarlo alla sua strada. Ora è fuori. Che cammini pure con le sue gambe.
Ma ha ragione mio marito. Dovrei curarmi delle cose che faccio. In sintesi, dovrei promuovere il libro.
Francamente, non mi ci vedo seduta davanti a una platea a portare chissà quale messaggio autorevole. Men che meno mi vedo in contesti intellettuali. Ecco, allora, che provvidenzialmente mi è piombata addosso la visione delle “carriole comiche”.

Da piccola scorrazzavo in campagna con una grande carriola arrugginita che mio nonno mi lasciava usare. Ci caricavo su quel che capitava: sassi, verdura, bambole. Poi rovesciavo tutto, da qualche parte. Per me era un gioco. Quando era mio nonno a usare la carriola, la cosa era ben diversa. Lui la riempiva all’inverosimile, dedicandosi ai grandi lavori che impone la gestione di un podere. D’estate in pieno sole lo vedevo sudare avanti e indietro, col suo corpo robusto e imponente. Carica e scarica, carica e scarica. Era l’immagine visibile del peso imponente eppure valoroso del vivere.
Uno strumento che serve per cose molto serie, ma anche per giocare, mi piace.
La carriola, in effetti, ribalta ciò che trasporta. Forse ha qualcosa in comune con le (mie) capriole. Ecco quindi l’idea: vorrei portare in giro il progetto che c’è dietro il mio libro dentro l’esperienza semplice delle persone a cui può interessare. In sintesi l’idea del libro è: la strada migliore, forse, è quella che ci mette sottosopra. Dante voleva solo uscire dalla selva, e invece il maestro che gli è andato incontro, Virgilio, gli ha fatto fare un giro dell’altro mondo. Ma, alla fine, ne è valsa la pena.
Questo può capitare in ogni contesto possibile (famiglia, lavoro, hobby, ecc ecc) … anche nel mondo dei cattivissimi criminali. Perciò ho scelto come “uomo immagine” il signor Gru:
Quello che vorrei fare, con l’aiuto di chi vorrà collaborare, è creare delle piccole carriole ambulanti: luoghi di ritrovo in cui raccontare esperienze positive o drammatiche di ribaltamento. Aver letto il mio libro non è necessario (ma comunque non vi impedisco di farlo). Non immagino luoghi di incontro neutri, ma significativi per l’esperienza di chi li propone. Una volta ho parlato della casa di Chesterton in uno show room di arredamento, ed è stato meraviglioso.
Lì dove è accaduto qualcosa di semplice e significativo, troviamoci a raccontarlo. Ecco come ho intenzione di promuovere il mio libro. Per darvi un’idea, il prossimo 23 maggio sarò ad Arzignano insieme a una coppia di sposi, Giuseppe e Anita, che mi accompagneranno musicalmente, condividendo con i presenti il loro meraviglioso repertorio: hanno creato una moglie-marito band chiamata #mienmiuaif (guardateli su Youtube!).
Ecco qua, dunque. Chi ha idee per il CARRIOLE COMICHE TOUR mi scriva a: capriolecosmiche@gmail.com
Grazie!

[…] Per maggiori info. […]
Cara Annalisa, il libro l’ho letto e mi piacerebbe averti al bar “Le due Sante” dove insieme ad alcune amiche possiamo farci una bella chiacchierata…con pasticcini e thé (come vere signore). Devo avere una folgorazione per quel che riguarda il lato artistico – musicale, ma qualche idea ce l’ho…Non sono una potenza come la San Benedetto, ma se sei disponibile organizzo l’evento. Vogliamo fare in primavera? (io non sto scherzando). Un abbraccio da Monica e le sue “mamme”
Certo! Benissimo… il lato musicale non è indispensabile; il lato artistico lo vedo già: pasticcini. Potremmo mettere a tema: “non tutte le ciambelle riescono col buco”, mamme imperfettamente all’opera. MA sei tu il capitano! A te ogni bizzarra delega. Grazie.